COMP-E-TENZA

Mi sto accorgendo sempre più spesso che l’incompetenza di taluni nell’approccio con i computer (siano essi desktop, laptop, tablet, smartphone o qualsiasi altro device definibile come “diavoleria elettronica”) non è un’incompetenza di carattere squisitamente tecnico. La definirei piuttosto un’incompetenza di interfaccia.

Mi spiego meglio: se sei di fronte ad una porta e ti chiedo di aprirla mi sto appellando alla tua competenza di interfaccia e dunque alla presunzione che trattandosi di un’oggetto di uso comune tu sappia che per aprirlo è necessario tirare una maniglia. COMP-E-TENZA

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IMPEGNO E RISULTATO

Premiare l’impegno o premiare il risultato?

Troppo spesso queste due fattispecie vengono a mio avviso confuse. Provo a ragionare con qualche esempio pratico:

Secondo voi un giovane nei suoi studi deve essere incoraggiato e valutato positivamente perché ha effettivamente appreso le nozioni necessarie ed ha sviluppato un suo senso critico? O in assenza di questi elementi esprimiamo il nostro parere favorevole sullo stesso giovane perché ha trascorso ore a cercare di capire (con tutte le migliori intenzioni) cose per le quali non ha particolari inclinazioni o fatica a costruirsi delle basi solide? IMPEGNO E RISULTATO

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LA CULTURA SI PUO’ ACCOMODARE. IL COMMERCIO NO.

Poltroncine, sedie, divanetti e affini all’interno delle librerie. E’ una profonda ed ingiusta contraddizione.

Comprereste un paio di mutande che sono state provate da un centinaio di clienti? Vi prendereste carico di comprare (a costo pieno, si intende) un indumento carico degli afrori altrui? E anche ammesso che sia così, non chiedereste almeno uno sconto a titolo di rimborso per il servizio lavanderia?

Se non tollerate di comprare mutande usate allora parimenti non dovreste tollerare la gente che legge sui divanetti nelle librerie. LA CULTURA SI PUO’ ACCOMODARE. IL COMMERCIO NO.

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STUCKED IN A CLICHE’

Non odio i cliché. Non si può odiare un concetto inerte. Provo però sgomento per chi li utilizza.

Quelli che mi incasellano nei loro bei cliché prefabbricati, che si sentono tranquilli e al sicuro finché me ne sto li, rinchiuso nei loro comodi cliché. Quelli che si turbano a vedermi entrare ed uscire da quei cliché. Quelli che poi quando ci ritorno nel cliché, con un sorriso che esprime sicumera, mi guardano come a volermi dire: «Sapevo che saresti tornato». Dandomi da intendere che io, per quanto lo voglia, non potrò cambiare. E anche se per caso ci riuscissi, per loro sarò sempre il solito cazzone rinchiuso nel cliché.

Imparate a pensare in quattro dimensioni e uscite, per cortesia, dai vostri cazzo di cliché.

LA MATURITA’ DOPO LA MATURITA’

Il gioco è questo: prendete una delle tracce del tema di italiano della maturità di quest’anno e sviluppatela privilegiando la sintesi e la franchezza del contenuto. Non saranno considerati elaborati con scopo meramente didascalico o che assecondino in tutto o in parte il punto di vista prevalente sull’argomento.

Personalmente ho scelto di sviluppare il seguente tema (termine vetusto ormai caduto in disuso e soppiantato dalla parola “saggio” mai così vuota di significato come in questa occasione):

Per la redazione di un saggio breve in ambito tecnico-scientifico, l’argomento è “Robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro”

La robotica non c’entra un fico secco con l’istruzione. Semmai avrebbe senso sviluppare una dissertazione sull’information technology. Ma tanto il mio professore di italiano non ha la benché minima idea del discrimine tra questi due termini. Aggiungerei che non è capace neanche di utilizzare un banale software di elaborazione testi, ma ciò per quanto deprecabile è in questa sede poco rilevante. LA MATURITA’ DOPO LA MATURITA’

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MATURANDO

Stamattina il mio pensiero va a voi, cari ragazzi, che con questa prova di maturità vi affacciate timidamente alla vita. Per voi non ho auspici ne esortazioni, ne altri inutili viatici. Solo un consiglio: vivete le vostre esperienze.

Sappiate distinguere il fine dal mezzo e soprattutto non dateli mai ne l’uno ne l’altro per scontati.

Scegliete attentamente le vostre strade. Rinunciate alle cose che non vi piacciono, non importa se sono facili o difficili. Rifuggite dalle esperienze qualificanti che fanno curriculum, dai titoli di studio, dai master, dagli stage. Lavorate per capire che cosa volete fare da grandi. Non studiate per il pezzo di carta. E soprattutto non pensate mai che l’esperienza in se, l’esserci stato, faccia di voi una persona migliore.

Non vivete nella paura del vuoto e dell’esclusione. Sappiate valorizzare i vostri errori e prendete responsabilità dei vostri sbagli. Ascoltate tanto ma non fatevi condizionare. Abbiate una morale ma imparate ad esercitate anche la critica. Rifiutate le verità assolute e sappiatevi sempre spiegare il “perché” di quello che fate.

Credete in quello che fate ma rifiutate l’ideologia. Distinguetevi dalla massa e dalla mediocrità ma non fate finta che non esistano. Opponetevi strenuamente alle ingiustizie ma vivete il mondo com’è, non come dovrebbe essere. Siate realisti, cinici e opportunisti quanto basta. Inseguite le vostre utopie ma non convincetevi neanche per un secondo che siano raggiungibili.

Fregatevene di quello che gli altri si aspettano da voi, ma chiedete sempre il massimo a voi stessi. E rincorrete la felicità. Ogni giorno.

TEMPI MORTI

Oh, non ve lo ripeto più, eh!

La vita non è perfetta.

Le vite nei film sono perfette. Belle o brutte, ma perfette.

Nei film non ci sono tempi morti, mai!

E voi ne sapete qualcosa di tempi morti, eh?

Questa citazione di Bonanza che da inizio a quel capolavoro generazionale che è “Radiofreccia” solo per dirvi che (per quanto possa sembrarvi strano) i tempi morti sono forse la parte più importante della nostra vita. TEMPI MORTI

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LA CATARSI DELLA GOGNA

«E venne l’ora fatale dell’ignominia; (…) prima i consoli, quasi nudi, furono fatti passare sotto il giogo; poi gli altri in ordine e grado furono sottoposti alla stessa ignominia; infine ad una ad una tutte le legioni»

Livio (Storie, IX, 5)

Stiamo perdendo (se non l’abbiamo già persa) la catarsi della berlina, l’utilità sociale della gogna.

In essa i vinti hanno da sempre trovato l’epilogo della propria parabola esistenziale fatta di alterne vicende, di ideali non tanto ingiusti quanto sbagliati, di lotte e resistenze allo status quo.

Fintantoché la storia è stata scritta dai vincitori, la gogna ha rappresentato il passaggio necessario, le ineluttabili forche caudine alle quali i vinti, da sempre, devono sottostare. LA CATARSI DELLA GOGNA

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OPINIONI, VERITA’, CULTURA ED ERUDIZIONE

Mi sono accorto di aver abbandonato nel corso degli anni la mia vena conservatrice e reazionaria in favore di un meno bellicoso progressismo che ammette il beneficio del dubbio. Mi sto accorgendo però allo stesso tempo che questo giustificare zone di grigio alla lunga mi sta portando verso un’indesiderabile (almeno per me) deriva relativista.

Detta in poche parole, non è possibile e per certi aspetti è anche poco etico e morale dare ragione a tutti. Specie in un momento storico come questo in cui il relativismo ed il revisionismo più che correnti filosofiche stanno diventando per molti uno sport nazionale. OPINIONI, VERITA’, CULTURA ED ERUDIZIONE

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LA SOLITUDINE IDEOLOGICA

Oggi mi va di ringraziare tutti quanti voi che leggete queste righe e che a modo vostro, con un click, con un “mi piace” o con un commento mi fate sentire meno solo.

Badate bene, la mia non è una solitudine fisica, ne quantomeno una solitudine di affetti. La definirei piuttosto una solitudine di idee, di progetti, di concetti.

Veniamo da anni straordinari. Anni in cui abbiamo visto tutto e il contrario di tutto. Abbiamo ascoltato musica meravigliosa e siamo passati dalla vita meccanica a quella digitale. Siamo cambiati più di quanto ci saremmo mai aspettati, senza però arrivare ad un approdo sicuro, senza mettere mai il punto in nessuna delle nostre frasi. Senza riferimenti, senza una guerra da combattere, senza un ideale da difendere. Meravigliosamente ed inaspettatamente appagati di qualcosa che forse non siamo neanche sicuri di meritare fino in fondo.

In questi momenti di meravigliosa malinconia condividere un’emozione (anche solo virtualmente) mi aiuta a pensare che non sono solo in questo mio girovagare sul posto.

CYBERPOLITIK (O POLITICA CIBERNETICA)

Si fa un gran parlare di riscrivere la Costituzione.

Vi propongo un esperimento: prendete le tre leggi della robotica e sostituite la parola “politico” alla parola “robot” ed “elettore” ad “essere umano”. Quello che ne viene fuori, senza dubbio, è la migliore Costituzione del mondo.

1. Un politico non può recar danno a un elettore né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un elettore riceva danno.

2. Un politico deve obbedire agli ordini impartiti dagli elettori, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

3. Un politico deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

GALLEGGIANDO…

Ma che ne sapete voi, che in un modo o nell’altro riuscite sempre a stare a galla. Come degli stronzi nel water.

#InternetDay

20 anni fa Internet era ancora troppo giovane. Nessuno credeva che sarebbe diventata un media maturo sul quale poter incentrare il proprio business ed organizzare la propria quotidianità. La cosa curiosa è che nonostante altrove sia così, la maggior parte di noi continua a ragionare come 20 anni fa.

20 anni fa si pensava ai quei poveri vecchietti che non sapevano usare i computer e che sarebbero stati tagliati fuori dalla società. Oggi quelli che pensavano queste cose sono diventati i poveri vecchietti di oggi. E noi continuiamo a pensare ai poveri vecchietti.

Io penso che non abbiamo voglia di imparare. Ci beiamo della nostra ignoranza. Continuiamo a dire che Internet non potrà mai eguagliare la qualità di contenuto dei libri e dei giornali. Ma quanti libri leggiamo in un anno? Quanti di noi sono abbonati ad un giornale o ad una rivista che leggono quotidianamente?

Ci vergognamo del contenuto frivolo dei post di Facebook o delle cavolate che ci scambiamo su Instagram. Poi accendiamo la televisione e guardiamo “Ero incinta e non lo sapevo”.

Abbiamo paura del nuovo e lo esorcizziamo ridendoci su, attaccandoci in una maniera insana alle nostre radici, ripetendo come un mantra quel “si stava meglio quando si stava peggio” solo perché quando si stava peggio con quelle poche conoscenze che avevamo riuscivamo a governare la situazione.

Non bisogna avere paura dei telefonini, dei computer, di tutte quelle “diavolerie elettroniche” che ci cambiano la vita. Piuttosto dovremmo aver paura di noi stessi quando non abbiamo i mezzi e la voglia di sviluppare un senso critico ed una coscienza che ci permetta di approcciarci al futuro senza diffidenza.

IL LAVORO MOBILITA L’UOMO

La vita ed il lavoro sono irrimediabilmente due cose diverse.

Inizialmente speravo di trovare nel lavoro una sorta di completamento, una finalizzazione che desse senso agli anni dello studio e a tutta la preparazione che c’era stata a monte. In realtà il lavoro resta un importante strumento (spesso l’unico) per il raggiungimento di una finalità più alta: vivere.

Nella vita se qualcuno ti chiede un pesce tu gli insegni a pescare. Nel lavoro, dal momento che tu i pesci li vendi, se qualcuno ti chiede un pesce tu gli dai un pesce. E se quella stessa persona ti chiede come si fa a pescare tu gli rispondi che è un’arte antica e misteriosa che solo pochi (e tu sicuramente non sei tra quelli) riescono a tramandare.

Il lavoro ogni giorno mi insegna qualcosa. Mi fa capire che cosa voglia dire vivere una vita senza uno scopo, riesce a dare importanza anche alle cose più banali che ci sono fuori dalle quattro mura dell’ufficio, mi spinge a tirare fuori qualcosa che c’è dentro di me che, se dipendesse dagli altri, rimarrebbe li dove si trova.

Bisognerebbe cominciare a lavorare da giovani per poter prendere in seguito delle decisioni più sensate su quello che si vuole fare da grandi e su quanto e come studiare. Il rischio è quello di correre dietro ad un pezzo di carta che poi non ti aiuta ad affrontare la vita.

Lavorare ti aiuta a capire come si legge il libretto di istruzioni della vita. E anche se il vostro lavoro a volte vi sembra noioso, routinario, stupido, senza senso, siate comunque contenti. Perché solo quando si è costretti a fare quello che non si vuole si capisce a fondo ciò che veramente si vuole. Un uomo è veramente libero quando vede la sua prigione e si accorge che le sbarre sono ancora aperte.

La mia pausa pranzo è finita. Buon weekend a tutti.

SIATE UMIDI

Questa storia dell’umiltà comincia a starmi un po’ sui maroni, sappiatelo.

In realtà ritengo che l’umiltà sia una dote importante che si può sviluppare solo attraverso la consapevolezza di quello che si è, di che cosa si fa e di come lo si fa. Ma ritengo anche che questa consapevolezza sia difficile da acquisire. Tutto dipende dai posti che frequentiamo e dalle persone che incontriamo sul nostro cammino.

Ed è proprio questo il punto. Spesso quelli che ci indicano l’umiltà come via da seguire sono proprio quelli meno umili. Che se ci pensi è controsenso. E’ un po’ come se Vasco dicesse a tutti di non drogarsi perché la vuole tutta per se. Ma se vai a vedere in fondo è proprio così. Anche loro la vogliono tutta per se: la stima, il rispetto, il riconoscimento per quello che sanno fare. Tu intanto rimani umile, così non mi crei un problema.

Quindi? E’ meglio essere il primo degli ultimi o l’ultimo dei primi? Questo me lo sono chiesto spesso anch’io, senza pervenire tra l’altro ad una soluzione. Quello che posso dirvi è che fareste bene a non farvi dire dagli altri come dovreste essere. Perché a quel punto, nel bene e nel male, smettereste di essere voi stessi. E allora date retta a me: siate umidi che è meglio.

UNA PACCA SULLA SPALLA

Una pacca sulla spalla ogni tanto non ha mai ammazzato nessuno.

Anche quando magari, in quel preciso momento, non se ne ravvisa la necessità, quando vi può sembrare ingiustificata o addirittura immeritata.

E’ il modo che abbiamo per dire alle persone che abbiamo vicino: «Grazie per tutto quello che finora abbiamo fatto insieme. Per quello che hai voluto condividere con me. Per come abbiamo gioito dei momenti belli e per come abbiamo saputo affrontare quelli brutti».

La vita, a parer mio, non può ridursi ad un continuo scambio di empatia commisurato a quanto l’altro ci riesce a dare. Le persone non sono bestie da bastonare quando sbagliano e da accarezzare quando riportano l’osso.

Dire: «Scusa» non è una dichiarazione di sconfitta, ma un modo per rimettersi in gioco. E sbagliare non sempre significa non aver capito. Questo, ovviamente, quando di fondo c’è l’intenzione di voler far diventare una persona parte della propria vita.

LOVE THE ENEMY

Amo i miei nemici, sono così scrupolosi con le virgole della mia vita…

(Alda Merini)

NON HO PAZIENZA

Non ho pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita, in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce.

Non ho pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride.

Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare.

Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato.

Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica.

Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi.

Non sopporto conflitti e confronti.

Credo in un mondo di opposti. Per questo evito le persone rigide e inflessibili.

Nell’amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento.

Non mi accompagno con chi non sappia incoraggiare o elogiare.

I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali.

Soprattutto, non ho nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza.

(Meryl Streep)

Mc COJONI!

Una volta la gente mangiava senza fare tante domande.

Siamo sopravvisuti agli anni ’80 che sono stati il trionfo dell’industria alimentare immorale, quella che sacrificava la qualità sull’altare del profitto e che al grido di “di più per tutti” infarciva i suoi prodotti di olio di palma, grassi idrogenati, organismi promotori della crescita, OGM, lacca con CFC nemica dell’ozono (senza dimenticare il famigerato Sodium Laureth Sulfate)… Mc COJONI!

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FUNARI DOCET (PARTE I)

Quanno te va tutto storto…
Nun devi di’ verranno giorni migliori…
DEVI DI’ ME SO ROTTO LI COJONI! QUESTO DEVI DI’!

(Gianfranco Funari)

STEREOTIPO CON DOLBY SURROUND

E tanto per cambiare si parla di campagne mediatiche, di ideologie di gruppo, di demarcazione dei territori, di paletti lanciati qua e la per dire fin dove è lecito spingersi.

Ma parliamo (anche e soprattutto) di marketing e di comunicazione, dal momento che un’idea (per quanto buona possa essere) oltre che avercela devi anche saperla comunicare in modo efficace, evitando laddove possibile stereotipazioni eccessive che (come vedremo nel caso di specie) possono nuocere non solo ai nostri avversari. STEREOTIPO CON DOLBY SURROUND

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SANREMO 2015: PROFANE PAGELLE

E ora che Giletti se ne è andato e gli addetti ai lavori cominciano a smontare tutto, possiamo finalmente cimentarci nell’annuale battuta di caccia… ehm… volevo dire nella disquisizione critica sul 65mo Festival di Sanremo appena conclusosi.

Tante cose sono successe a livello mediatico nella settimana appena trascorsa che non commentarle sembra quasi uno spreco. E poi diciamocelo. Il Festival per molti italiani (me compreso) rappresenta la vera e definitiva catarsi, nonché uno dei pochi momenti nel corso dell’anno (assieme alle Olimpiadi ed ai Mondiali di calcio) per poter esprimere un’opinione senza necessariamente avere qualche competenza in materia. SANREMO 2015: PROFANE PAGELLE

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FANTASIA DI SPAM (CAPITOLO III)

Probabilmente Giorgio (lo spmmatore filantropo che alcuni di voi ricorderanno per questa e-mail) è passato da queste parti e ha capito che il suo approccio socio-razionale al problema non è stato efficace. Dopo qualche giorno lo ha detto al suo amico Alberto (persona tenace ed ottimista) il quale probabilmente, meravigliandosi del mio disinteresse per le loro proposte, ha deciso di darmi una seconda possibilità scrivendomi questo messaggio dai toni che per usare un eufemismo definirei enfatici:

Il 2015 inizia al meglio per te: sei stato estratto per una seconda entrata! La vita è una ruota che gira… e finalmente lo sta facendo in tuo favore!

è proprio arrivato il momento di migliorare la qualità della tua vita e liberarti dell′incubo di non arrivare a fine mese.

Perché proprio tu? Forse fortuna, forse il destino ha capito che sei la persona giusta e vuoi fare qualcosa di concreto per essere felice!

La soluzione finalmente c′è, sei davvero disposto a coglierla? Vedrai quanto è semplice ;)

Scopri qui tutti i dettagli:

>> cliccate qui! << Fidati di me, non te ne pentirai… anzi… mi ringrazierai per questa nuova opportunità!

Grazie Albé. Come al solito non cliccherò sul link. In cambio tu potresti farmi un favore? Je devi dì a Giorgio, l’amico tuo, che la prossima volta se prende le palle de scriveme lui, anziché mannà un altro a rompeme li cojoni!

Con la sempre immutata stima nei confronti tuoi e del tuo amico.

Mister O

FANTASIA DI SPAM (CAPITOLO II)

Ieri sera, mentre stavo rovistando all’interno della cartella di posta poco desiderata, la mia attenzione è stata attirata da questo singolare invito:

Egregia Signora/Egregio Signore,

siamo lieti di informarLa, che nell’ambito della VI Edizione del Programma di Ricerca della Comsapevolezza Ambientale tra gli abitanti della Comunità Europea, il suo indirizzo e-mail si è trovato nel gruppo degli indirizzi selezionati, ai quali è dedicato il presente invito.

Per quanto possibile, si prega di dedicare pochi minuti per compilare il questionario e dare le risposte veritiere alle domande. La sua opinione è assolutamente anonima e ci aiuterà a costruire un profilo generale della consapevolezza ambientale degli abitanti dei singoli paesi della Comunità Europea, che costituisce l’obiettivo di questo programma. Le chiediamo gentilmente di partecipare al programma. Ogni voto conta.

In cambio della partecipazione le abbiamo garantito la possibilità di ritirare il Voucher per un pernottamento gratuito dallo Sponsor del sondaggio:

Come ritirare e realizzare il voucher?

Dopo la compilazione del questionario, inserire i dati sul modulo per il ritiro del voucher che verrà inviato via posta all’indirizzo indicato. Una volta ricevuto il voucher, selezionare un albergo dal catalogo degli alberghi, fare la prenotazione del soggiorno, e nel giorno dell’arrivo mostrare il voucher alla reception per essere esenti dal pagamento dei pernottamenti. Il Voucher è valido 6 mesi dopodichè non sarà più accettato.

L’obiettivo della ricerca, soggetto responsabile e Sponsor.

L’obiettivo della ricerca è costruire un profilo ambientale sociale degli atteggiamenti pro ecologici. La ricerca comprende tutti paesi della Comunità Europaea. Il Soggetto responsabile dello svolgimento della ricerca è ********* ******** *****. Lo Sponsor dei voucher è ******** *******.

La invitiamo a partecipare.

Prego >> cliccare qui <<.

Supercazzola antani ambientale come tarapioca anche per due. Comsapevole a livello eruopaeo, naturalmente.

Ora, può pure succedere che uno provi ad informarsi a proposito di questo “Programma di Ricerca della Comsapevolezza Ambientale tra gli abitanti della Comunità Europea”. Che visto che è arrivato alla VI edizione magari pensi: «Oh, mica cazzi!».

Poi vai su Google, scrivi “VI Edizione del Programma di Ricerca della Comsapevolezza Ambientale tra gli abitanti della Comunità Europea” e il primo risultato che ti viene fuori è questo.

Signori, grazie davvero per l’interesse nei confronti della mia opinione. Magari un’altra volta neh?! O magari anche no.

FANTASIA DI SPAM (CAPITOLO I)

Stamattina mi arriva una mail di un certo Giorgio che mi scrive così:

Ciao, sono Giorgio!

Mi sono permesso di contattare te, così come molti altri italiani, poiché ho deciso di condividere la mia positiva esperienza professionale, dando un segnale di speranza a tutti coloro che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese.

Il difficile momento che l’economia del nostro paese sta vivendo ha costretto molte persone a rivedere il proprio tenore di vita e a “tirare la cinghia”, per non parlare dei giovani quasi condannati dalla disoccupazione. Tuttavia chi non molla la vince e una soluzione di riuscita esiste sempre.

Il progresso tecnologico e digitale di cui è figlio il mondo del web attualmente offre nuove prospettive di buon guadagno, che non vanno tuttavia confuse con le ingannevoli proposte onlined di arricchimento dall’oggi al domani.

Le nuove opportunità di guadagno che io, come molti altri italiani, ho scelto di abbracciare contemplano un breve periodo di formazione inziale, grazie al quale sarà possibile imparare tutto ciò che serve per arrotondare il proprio stipendio e tirare un respiro di sollievo a fine mese.

Impegnandosi maggiormente in questa nuova attività, inoltre, sarà possibile raggiugere quell’esperienza che serve per fare di essa la vostra fonte di reddito principale.

Purtroppo tali opportunità di guadagno non sono rese note come meriterebbero! Pertanto, se gradite conoscere come fare

>>Cliccate qui<< Vale davvero la pena provare!

Giorgio

Giorgio, famo così. Io non clicco sul tuo link per non rischiare di prendere qualche virus. Tu in cambio, vedi di non rompermi più i coglioni.

Spero di essere stato chiaro quanto basta.

Con immutata stima nei tuoi prestigiosi confronti.

Mister O

SCUSA SAMANTHA (ESSERE ASTRONAUTI ITALIANI OGGI)

Samantha Cristoforetti passerà alla storia per essere stata la prima italiana ad aver viaggiato nello spazio. Ci ricorderemo di lei per la fremente attesa del distacco da terra della Soyuz, per la nottata insonne trascorsa in attesa che il veicolo raggiungesse la Stazione Spaziale Internazionale, per quei mesi trascorsi a monitorare l’attività della nostra astronauta tricolore, a fargli sentire il calore di una nazione che a centinaia di chilometri al di sotto della sua orbita, faceva il tifo per lei.

Scusate. Ho sbagliato punteggiatura… SCUSA SAMANTHA (ESSERE ASTRONAUTI ITALIANI OGGI)

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SIMBOLI & SIMBOLISMI

Tutto ruota attorno ai simboli. La maggior parte delle incomprensioni nasce proprio dalla mancata conoscenza dei simboli. Una normalissima sciarpa a striscie rosse e nere durante il derby Milan-Inter diventa elemento di appartenenza ad una squadra, ad una cultura, ad un credo. E a volte un simbolo arriva ad identificare una parte di sé, al punto tale che la lesione del simbolo viene considerata come lesione personale. SIMBOLI & SIMBOLISMI

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IL CONCETTO DI BESTEMMIA (inattesa parte II)

La scelta di “Like a Virgin” vuole essere testimonianza della capacità che Dio ha di far nuove tutte le cose.

(Suor Cristina)

Una cantante che si chiama come una figura religiosa cristiana. Una suora cristiana che canta un pezzo della cantante di cui sopra dalle chiare allusioni sessuali, che però se lo interpreti in un certo modo potresti proporlo all’offertorio della Messa al posto delle canzoni di Chieffo. IL CONCETTO DI BESTEMMIA (inattesa parte II)

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IL SESSISMO E LA WELTANSCHAUUNG DI GOOGLE

A series of ads, developed as a creative idea for UN Women by Memac Ogilvy & Mather Dubai, uses genuine Google searches to reveal the widespread prevalence of sexism and discrimination against women.

(da UN Women)

Partiamo da un punto fermo. Il sessimo e la discriminazione delle donne sono concetti squallidi e anacronistici (perlomeno in questa parte di mondo). Nelle società evolute le donne dovrebbero avere le stesse possibilità degli uomini di decidere cosa fare della propria vita. Il che sottende non solo parità di opportunità ma anche parità di difficoltà. Ogni scelta infatti, per essere portata avanti, comporta a suo modo dei sacrifici e delle difficoltà da affrontare. E anche in questo le donne e gli uomini dovrebbero essere messi nella condizione di poter competere ad armi pari, senza favoritismi ne dall’una ne dall’altra parte, in un contesto che premi i migliori, i più tenaci, i più capaci, i più adatti e non, semplicemente, quelli con il più alto tasso di testosterone. IL SESSISMO E LA WELTANSCHAUUNG DI GOOGLE

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IL CONCETTO DI BESTEMMIA

Prima di cominciare questa discussione, vi chiedo un minuto del vostro tempo per osservare tre fotografie.

Ho usato la parola “osservare” non a caso, perché sono quasi certo che il contesto in cui ho deciso di inserire queste righe vi porterà quasi sicuramente a guardare le immagini che sto per proporvi. E il guardare sottende un’azione fugace, disattenta, istintiva, poco ponderata e ancor meno introspettiva. Qualcosa che detto così, un po’ bruscamente, non vi porterà da nessuna parte.

Prendetvi allora un paio di minuti. Mettetevi comodi. Scorrete lentamente con la rotellina del mouse verso il basso. E quando siete arrivati alla prima foto, fermatevi. Soffermatevi sui particolari. Cercate di dare un senso a quanto state vedendo. Chiedetevi quali sono le emozioni che state provando alla vista di questa immagine. E una volta esauriti questi pochi ma importanti passaggi, passate alla foto successiva.

Se vi è tutto chiaro possiamo cominciare. Partendo da questa foto: IL CONCETTO DI BESTEMMIA

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AUTOSTIMA OBIETTIVA (PARTE I)

Quest’oggi, spulciando il sito del Corriere della Sera, incappo in questo curioso trafiletto di denuncia:

Mi chiamo R. ho 29 anni e sono una neolaureata in scienze Pedagogiche a Napoli, città in cui sono nata e cresciuta.Oggi, come altri 10 mila (se non di più) laureandi, neolaureati e diplomati, mi sono recata al Job meeting a Napoli, manifestazione promossa da aziende di vari settori per dare la possibilità ai giovani di accedere a stage, orientamenti e ad anche ad ipotetici posti di lavoro.

(…) Questo evento si è rilevato non solo una grande perdita di tempo, ma anche una grande delusione, e non di certo perché le persone si aspettassero che gli stand regalassero contratti, ma perché la metà di chi ha preso parte, sperava di avere la rilevanza che il proprio titolo di studio merita. E invece i nostri pezzi di carta finiranno così, come l’immagine che vedete in apertura, che racchiude in sé il senso di questa giornata.

AUTOSTIMA OBIETTIVA (PARTE I)

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CHE ORE SONO? I DON’T TE SACCIO.

Vicenza,19 settembre 2014

i’m SpA comunica oggi la decisione di interrompere le vendite di i’m Watch a partire dal 1° ottobre prossimo e di sospendere il progetto i’m Tracer, uscendo così dal business della “Wearable Technology”.

Autentica pioniera in questo settore, l’azienda ha preso questa decisione per via dell’accesa concorrenza che si è creata sul mercato degli smartwatch con la presenza di grandi aziende multinazionali che possono contare su una straordinaria potenza finanziaria e tecnologica. Uno scenario competitivo che di fatto ha confermato una volta di più come il “first mover” di un settore difficilmente riesca poi a conquistare il mercato di riferimento.

(comunicato stampa i’m SpA)

Perché l’i’m Watch è fallito? Stando alle parole dell’autentico pioniere che lo ha creato i’m Watch non ha funzionato perché come al solito la grande e cattiva multinazionale di turno è entrata di prepotenza nel campetto delle idee innovative, ha preso il pallone, lo ha bucato e se ne è andata via tra un coro di “Noooooo!!!” sconsolati dei rEgazzini che allegramente giocavano a fare le startup. CHE ORE SONO? I DON’T TE SACCIO.

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INVOLUZIONE DIGITALE

In molti ultimamente mi stanno raccontando di questo progetto dei libri di testo delle scuole medie e superiori scritti direttamente dai docenti e resi disponibili agli studenti a prezzo agevolato in formato e-book.

Personalmente ritengo di essere stato fortunato, nel mio caso, ad aver studiato su costosissimi libri di pasta di legno imposti da anonime case editrici immanicate con chissachì che ogni anno cambiavano due pagine di contenuto, scombinavano i paragrafi e le pagine e rivendevano il tutto a prezzo maggiorato, rendendo la vita difficile a chi i libri poteva permetterseli solo usati.

Il problema in ogni caso non era legato al supporto, ne tantomeno al prezzo.

PERPLESSIONI

Io guarda, ormai sono anni che sopporto le frasi dette a metà, le punzecchiature ironiche accompagnate da sguardi e sorrisetti complici tra amici o colleghi, i generici “quando qualcuno…” “se uno” formulati, come certe leggi ad personam, a voler indicare proprio te.

Sono arrivato a concludere che forse fanno parte della cultura endemica di questa parte d’Italia dove lavoro e passo la gran parte del mio tempo libero. E non li catalogo neanche come comportamenti ipocriti.

Quello che però ancora talvolta mi lascia perplesso è quel “detto, non detto, anzi detto” degli aggiornamenti di stato di Facebook. Frasi del tipo: “certa gente dovrebbe imparare a stare al mondo” o “per colpa di qualcuno oggi ho perso la fiducia nel prossimo”. Dette quando quella certa gente o quel qualcuno fa parte della tua cerchia di amici e legge quello che scrivi.

I casi sono due: o sottovalutate considerevolmente la capacità di chi vi sta intorno di leggere fra le righe, oppure vi piace tirare il sasso e nascondere la mano quando tutti vi guardano. Comportamenti che, con grande senso della democrazia, mi perplimono entrambi allo stesso modo.

IL RIENTRO DALLE FERIE

Sono dell’opinione che talvolta siamo troppo severi nei confronti del maltempo. Che qualche piccolo merito glielo si debba riconoscere dopotutto.

E’ infatti grazie alle avverse condizioni atmosferiche di questa estate (e all’attuale situazione di crisi economica che ha costretto molti di noi a farsi le vacanze a chilometro quasi zero) se sono riuscito a risparmiarmi (solo in parte, a dire il vero) una delle cose che rendono odioso ed insopportabile il mio rientro dalle ferie: il racconto delle vacanze degli altri. IL RIENTRO DALLE FERIE

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SULLA DECADENZA

Gioire della decadenza. Osservare il crollo di un edificio. E intravedere, in quelle macerie polverose che precipitano al suolo, un futuro alternativo, possibilmente migliore di quello che si poteva ragionevolmente ipotizzare.

Ma che cosa è veramente decaduto quest’oggi? Penso che se ci ponessimo questo quesito da un punto di vista meno scontato di quello riportato dalle fredde cronache del tardo pomeriggio, troveremmo meno motivi del previsto per cui gioire. SULLA DECADENZA

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BUFALE, PREGIUDIZI E COSTRUZIONE DELL’UNIVERSO

E’ ormai cosa risaputa che su Internet circolano un sacco di bufale, e che bisognerebbe sempre controllare la fonte di quello che si pubblica in giro per la rete, sui social network e in generale in tutti quei posti in cui qualcun altro possa leggere quello che scriviamo. Non tanto per fermare contenuti diffamatori e pregiudizievoli, quanto per negare al suddetto lettore il piacere semplice e sadico di smentirci seccamente davanti a tutti scrivendo: “E’ UNA BUFALA! INFORMATI!” a lettere cubitali, rivelando un enorme giacimento di acqua calda di cui forse anche noi, intimamente, eravamo a conoscenza. BUFALE, PREGIUDIZI E COSTRUZIONE DELL’UNIVERSO

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GLI IN(NO)VATORI

E proprio nel bel mezzo di questo Rinascimento tecnologico, mi trovo ad aver a che fare con la setta degli inNOvatori.

La maiuscola è d’obbligo. Perché al contrario degli innovatori (minuscoli solo nel nome) gli inNOvatori hanno deciso di dire “NO” al progresso (un po’ come Valsoia ha detto “NO” al colesterolo). Una negazione a priori, figlia della convinzione che le cose stanno bene come stanno e che cambiarle non è mai, per principio, una cosa buona. GLI IN(NO)VATORI

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IL (N)UOVO CHE AVANZA (IN FRIGO) – PARTE III

DOVEROSA PREMESSA – siete pregati di leggere e considerare il racconto che segue per ciò che è, e cioè il frutto dell’immaginazione dello scrivente.

I luoghi, le persone e le vicende narrate non sono ascrivibili a fatti realmente accaduti.

Qualunque associazione e identificazione con personaggi e fatti del mondo reale è dunque da considerarsi del tutto incidentale.

E in fondo, pensate che una situazione paradossale come quella descritta qui di seguito potrebbe REALMENTE accadere?

«E’ ora di dire basta!» disse il vecchio saggio, che di cose ne sapeva. «Si!» gridò col pensiero la piazza compatta, ben incasellata nei milioni di teleschermi che guardavano tutti con l’unico occhio di una telecamera che fissava il comizio nello studio. In quei pochi metri quadrati, davanti ad uno sfondo azzurro ed una sedia, si stava scrivendo il destino di una nazione. IL (N)UOVO CHE AVANZA (IN FRIGO) – PARTE III

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MANICHINI DA CRASH TEST

I manichini da crash test sono delle riproduzioni in scala di esseri umani, con il giusto peso e le articolazioni per simulare il comportamento di un corpo umano, e dotato di strumentazioni per registrare il maggior numero di dati possibili sulle variabili di un incidente, come la velocità d’urto, le forze di schiacciamento, di piegamento o di torsione del corpo e la decelerazione al momento della collisione. Anche al giorno d’oggi essi restano indispensabili nello sviluppo di nuovi modelli per ogni tipo di veicoli, da una berlina ad un aereo da caccia.

(tratto da Wikipedia)

Il più delle volte, quando vedo certa gente incaponirsi su determinati argomenti, faccio fatica a riscontrare la tenacia e l’ostinazione di chi difende i propri sogni, i propri ideali. Piuttosto, intravedo in loro l’obiettivo ultimo di avere ragione, sempre e comunque. MANICHINI DA CRASH TEST

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SE NESSUNO HA NIENTE IN CONTRARIO…

Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.

Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.

La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tal fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.

Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge.

(Art. 48 della Costituzione della Repubblica Italiana)

In questi giorni, anche alla luce dei risultati dell’ultima tornata elettorale, sto trovando un certo numero di similitudini tra il nostro Paese e il mio condominio. SE NESSUNO HA NIENTE IN CONTRARIO…

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LUCI ED OMBRE DEL POTERE DI UNA VOLTA

Il potere logora chi non ce l’ha…

(Giulio Andreotti)

Andreotti è stato l’ultimo baluardo di una generazione di politici, banchieri ed industriali che hanno fatto quello che da sempre fanno tutti gli uomini di potere (c’est à dire gli affari propri) aggiungendo però un’inconfondibile nota di discrezione ed eleganza. Che a confronto quelli che ci sono adesso sembrano dei banali borseggiatori in Vespa. Perché, sappiatelo, anche per metterlo in quel posto alla gente ci vuole un certo stile. LUCI ED OMBRE DEL POTERE DI UNA VOLTA

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LA PAURA DELLA GUERRA

C’è tutta una serie di considerazioni da fare su questa tornata elettorale. Alcune (molte a dire la verità) sono già state fatte e ampiamente discusse dai siti di mezzo mondo. Ragionamenti calcistici su chi ha vinto e su chi ha perso, su chi deve alzare la coppa e su chi invece bisogna mandare a casa, implicazioni tattiche sui chi schierare e in quale ruolo, sul modulo da adottare. E soprattutto faziosità trite e ritrite alla base di un “noi” e di un “loro” che ci dovrebbero aiutare a distinguere il bene dal male e a giustificare talune scelte apparentemente insensate. LA PAURA DELLA GUERRA

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PANEM ET CIRCENSES

Panem et circenses, letteralmente: “pane e giochi del circo“, è una locuzione in lingua latina molto conosciuta e spesso citata. (…) Per estensione, la locuzione è stata successivamente usata, soprattutto in funzione critica, per definire l’azione politica di singoli o gruppi di potere volta ad attrarre e mantenere il consenso popolare mediante l’organizzazione di attività ludiche collettive, o ancor più specificatamente a distogliere l’attenzione dei cittadini dalla vita politica in modo da lasciarla solo alle élite.

da Wikipedia

« Dai ragazzi, che è un momento importante.

Si decidono le sorti del nostro Paese. PANEM ET CIRCENSES

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PROMOZIONE ELETTORALE

Italia. Paese di Santi, poeti e navigatori di Internet. Tutti con il telefonino in mano ad ogni ora e in ogni momento. Anche quando siamo in bagno e twittiamo dal nostro smartphone: «Fatta tutta! E adesso a vedere #Giletti che sono le 2!». Sempre alla ricerca del servizio migliore, dell’operatore che ci fa spendere meno, di quello che ci da più copertura o di quello che ci regala in abbinata l’abbonamento alla pay tv. PROMOZIONE ELETTORALE

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DEMOCRAZIA A PORTATA DI CLICK

Pensavo che premere “Arresta il sistema” su Windows bastasse per porre fine alla corruzione nella politica.

Evidentemente mi sbagliavo.

UN PAPA GIOVANE

Le dimissioni del Papa: quasi fosse il titolo di un romanzo di fantascienza o di fantapolitica. Una soluzione inaspettata, degna del finale di un libro di Dan Brown. Un avvenimento che, senza dubbio alcuno, lascierà il segno nella storia dell’umanità.

Ho aspettato qualche ora prima di scrivere qualcosa che non fosse uno scontato: «Non ho parole!» o il solito: «Sono incredulo, sconcertato!». Questa, in fondo, è stata la mia reazione a caldo, preceduta da un sorrisetto che sottendeva un: «Si… Ma dai!». Almeno fino a quando non ho visto i principali siti web di notizie, seguiti dai telegiornali e il giorno dopo dalla carta stampata. UN PAPA GIOVANE

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PER FAVORE

Siete proprio sicuri che in questi dieci anni non ci siamo persi qualcosa per strada? Personalmente, penso proprio di si.

Quello che abbiamo perso, a mio avviso, è un complemento indiretto, due paroline magiche che cambiano drammaticamente (nell’accezione inglese del termine) l’intenzione e il significato della frase: per favore. PER FAVORE

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IL (N)UOVO CHE AVANZA (IN FRIGO) – PARTE II

«I ragazzi sanno captare i falsoni sono intelligenti.»

«I ragazzi non sanno un cazzo. Li guardo nelle mie sale giochi: stanno impalati come cavie a colpire le navette nella mangiatoia per una manciata di mangime. Ma finché continuano a pompare dentro monetine… chi se ne frega! Giusto?!»

(Noah Vanderhoff – Wayne’s World)

LA FINE DI UN CICLO

This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
I’ll never look into your eyes
Again

(The Doors – “The End”)

Il giro in giostra è forse la metafora più azzeccata dell’esistenza umana.

Nel giro in giostra c’è tutto, nei momenti giusti e nelle giuste dosi. C’è l’attesa prima di salire, l’entusiasmo quando si monta per la prima volta sul cavallino e si attende che il macchinario si avvii, il momento del distacco dai genitori che scendono al suono della campanella, l’ebrezza del primo giro, la piacevolezza dei primi minuti, fino ad arrivare ad abituarsi a vedere quel po’ di mondo che ti passa davanti, prima che tutto finisca e sopraggiunga quel po’ di tristezza mista ad una malcelata rassegnazione prima di dover scendere. LA FINE DI UN CICLO

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IL (N)UOVO CHE AVANZA (IN FRIGO) – PARTE I

«Basta con quegli iPhone!» tuonò il vecchio saggio. «Da quando avete quei cosi elettronici tra le mani state sempre li davanti e vi rincretinite con quei giochini! Sembrate quasi ipnotizzati da quegli aggeggi! Eccheccazzo!».

I ragazzi dunque, illuminati dalle parole del vecchio saggio, si accorsero dell’errore e spensero subito i loro smartphone.

Il vecchio saggio sorrise, e sedendosi sul divano accanto ai giovani li guardò con aria compiaciuta, prese in mano il telecomando, pigiò sul 1 e disse: «E adesso tutti zitti che dobbiamo guardare Giletti che intervista Berlusconi».

IMPARARE DALLA CRISI

La crisi. Qualunque crisi, sulle prime, ci destabilizza.

E proprio per questo, forse, abbiamo serie difficoltà nel trovare qualche aspetto positivo in una crisi. In questa crisi, in particolare. Che mica è una cosa passeggera, che domani ci svegliamo e ritorniamo tutti ad avere uno stipendio che ci permetta di pensare non dico al futuro, ma almeno a dopodomani…

Personalmente qualcosa di positivo, dopo mesi e mesi di lamentazioni e pessimismo cosmico all’italiana, l’ho trovata. Magari è solo un piccolo barlume, una specie di candela in fondo al tunnel che se ti avvicini correndo fai vento e rischi di spegnerla. Ma in fondo, sempre meglio che stare li a dire: «Che schifo di Paese! Voglio andarmene di qua! Affonderemo come il Titanic!» mentre sei al bar a sorseggiare un Negroni sbagliato col buono di Groupon. IMPARARE DALLA CRISI

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SVEGLIATI!

Mad Season – Wake Up

Ci sono giorni, come questo intendo dire, in cui te la senti suonare dentro la tua testa di continuo, mentre ti trascini automaticamente e quasi inconsapevolmente verso la doccia, i vestiti, il volante dell’auto, la scrivania, il piatto, e poi ancora la scrivania, il volante dell’auto, il piatto e il pigiama. Per tornare, dopo una breve parentesi televisiva, nel giaciglio in cui sono custoditi i tuoi sogni e buona parte dei tuoi ricordi e del tuo futuro. E in tutto questo quasi non la noti, tutta intorno a te, quella folla agitata e indaffarata a fare fotocopie delle proprie polluzioni notturne.

AVANTI BEDUINI!

Tutti che vogliono andare a scuola!
Beduini che vogliono fare i medici! Beduini che vogliono fare i professori!
(…)
Beduini! Accomodatevi…

(prof. Mortillaro – tratto da “La Scuola” di Daniele Lucchetti)

Il professor Mortillaro non avrebbe mai detto che i giovani sono “choosy“. E non tanto perché vent’anni fa questa parola non esistesse, quanto perché un professore di francese delle superiori, dell’inglese ieri come oggi, se ne sarebbe amabilmente catafottuto. AVANTI BEDUINI!

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DA QUASI VENT’ANNI FERMI ALLO START

So di anticipare questa discussione di poco più di due anni. Ma solo per non fare in modo che qualcuno, a ridosso della scadenza non tiri fuori qualche trucco dal cilindro così, giusto per dire che tutto questo lamentarsi non era in fondo così giustificabile.

Ora, se avete un paio di minuti per potervi fermare a riflettere su cose che non cambieranno la vostra esistenza ma che “minchia, ora che ci penso…”, guardate questo filmato: DA QUASI VENT’ANNI FERMI ALLO START

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ANCHE I GIOCATTOLI HANNO UN CUORE

È morto all’età di 87 anni Mario Clementoni, fondatore, negli anni ’60, dell’omonima azienda di giochi educativi divenuta famosa in tutto il mondo. L’imprenditore, nato nel 1925 a Potenza Picena, si era diplomato all’Istituto industriale Montani di Fermo, dedicandosi fin da subito a inventare giocattoli per ragazzi nel garage di casa, la sua prima fabbrica.
Poi nel 1963 il primo salto di qualità, con la costruzione del grande stabilimento Clementoni a Fontenoce di Recanati. Il successo arrivò negli anni ’70. Portobello, Befana o Mago Silvan i primi giochi che ottennero un grosso seguito, prima di arrivare ai giochi a quiz e il Sapientino nelle sue diverse formulazioni. Negli ultimi anni, l’imprenditore aveva fatto un passo indietro in azienda, per lasciare spazio ai figli. Lascia la moglie Matilde e i figli Giovanni, Stefano, Pierpaolo e Patrizia.

(Corriere della Sera, 10 Ottobre 2012)

A volte mi capita di pensare al ruolo che i giocattoli hanno rivestito (e rivestono tuttora) nella vita di ciascuno di noi. A volte arrivo addirittura a considerarli come qualcosa di più che dei semplici oggetti inanimati. C’è qualcosa di magico in questi pezzi di legno o di plastica atossica assemblati chissadove in un remoto angolo della Cina. Qualcosa che li fa diventare dei contenitori di emozioni, di esperienze, di fantasia. Emozioni, esperienze e fantasia che vengono continuamente scambiati tra chi questi giocattoli li crea e chi li utilizza. ANCHE I GIOCATTOLI HANNO UN CUORE

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AMICI, AMICI. AMICI UN CARSO…

La cosa triste è che i fanboy non lo capiscono che a queste aziende che alimentano la loro passione di loro non gliene può fregare di meno. Per quanto mi riguarda, difendere un’azienda multinazionale come fosse la propria famiglia è una cosa ridicola. Queste organizzazioni non vengono a casa tua a curarti quando sei malato, non ti prestano la macchina o ti danno un passaggio in aeroporto. Non ti supportano in nessun modo. E’ una questione di affari, non di amicizia. Quando smetterai di acquistare i loro prodotti per loro sarai scomparso.

(tratto da “Urban Dictionary“)

E quindi, caro Felice Groupama che continui ad importunarmi sulla mia pagina di Facebook chiedendomi di mettere “Mi Piace” sulla tua pagina come già hanno fatto altri millemila miei amici, alla luce di quanto sopra menzionato potresti cortesemente smetterla di scassarmi la meenchia?!

Perché su Facebook, come del resto nella vita reale, le persone dovrebbero essere persone e le aziende (indovina un po’?!) dovrebbero essere aziende. O tutt’al più dei testimonial profumatamente pagati per dichiarare il falso. Certo però non attori camuffatti da persone che postano consigli come se fossero miei amici.

Ritengo di essere ancora libero, se un prodotto mi piace, di consigliarlo ai miei amici. Ma nel frattempo tu fatti i catsee tuoi, che a parlare per me ci penso io.

NEL MIO MONDO IDEAL…

Gli insegnanti non possono rispondere con metodi prepotenti agli atteggiamenti di «bullismo» degli allievi perché, così facendo, «finiscono per rafforzare il convincimento che i rapporti relazionali (scolastici o sociali) sono decisi dai rapporti di forza o di potere»

(Corriere della Sera, 10 Settembre 2012)

Perché in fondo è solo un convincimento. Mica è così. Per lo meno non nel nostro mondo. Ed ora, tutti insieme, torniamo a cantare: un, due, tre… NEL MIO MONDO IDEAL…

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ASPIRAZIONI DANESI

Ce lo dicono tutti che non dobbiamo credere ai giornali. Ai mezzi di distrazione di massa, strumentalizzati, politicizzati, lottizzati, che danno un interpretazione della realtà distorta e di parte. Meglio allora rivolgersi ad Internet e ai social network. Che cosa c’è in fondo di più rappresentativo di un gruppo eterogeneo di cittadini, della base che fa girare (ciascuno secondo il proprio sentimento) le proprie idee? O di chi, letto diversamente, si trova a fare copia/incolla di idee altrui, già espresse in formato grafico e da far girare semplicemente cliccando sull’apposito bottone “Condividi”, diventato da qualche tempo a questa parte (assieme al “Mi piace”) l’espressione più moderna e pulita di democrazia? ASPIRAZIONI DANESI

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LA PARABOLA OLIMPICA

Ma parliamo un po’ di queste Olimpiadi, che nella situazione in cui ci troviamo male non fa davvero. Perché, al di la delle polemiche sul doping, l’etica olimpica rappresenta ancora un paradigma limpido, pulito benché, oggi come oggi, difficilmente applicabile alla vita di tutti i giorni.

Per trionfare alle Olimpiadi (ma anche solo per poter gareggiare) devi essere bravo. Punto. Non ce n’è. Non si è mai sentito di un nuotatore che è arrivato primo solo perché era figlio dell’amico dello zio del presidente del Comitato Olimpico. Magari si può arrivare a pensare che qualcuno possa aver primeggiato perché ha fatto uso di droghe. Ma pur ammettendo questa eventualità, se nel mondo reale qualche cocainomane facesse meglio di altri il proprio lavoro non avrei nulla da rinfacciargli (salvo ricordargli che l’abuso di droga può avere conseguenze nefaste soprattutto per lui). LA PARABOLA OLIMPICA

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ESPRIMERSI

Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. Non sfiora forse anche noi un soffio dell’aria che spirava attorno a quelli prima di noi? Non c’è, nelle voci cui prestiamo ascolto, un’eco di voci ora mute? … Se è così, allora esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Allora noi siamo stati attesi sulla terra. Allora a noi, come ad ogni generazione che fu prima di noi, è stata consegnata una ‘debole’ forza messianica, a cui il passato ha diritto.

(Walter Benjamin – dalle tesi Sul concetto di storia, Einaudi, 1997, p. 23)

Esprimersi. Dare la propria interpretazione della realtà. Dipingere. Suonare. Recitare. Scrivere. Proclamare un’idea e vivere per essa. Una cosa per volta o tutte quente insieme. Far passare il mondo attraverso se stessi e restituirlo cambiato. ESPRIMERSI

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IL VENDITORE DI SOGNI

Questo articolo è rimasto tra le pieghe del mio blog e della mia mente per alcuni mesi. Il tempo di poter scrivere qualcosa che potesse avere un senso. Ma anche dopo alcuni mesi di riflessioni a mente fredda, quello che resta sul tavolo è solo il dispiacere per la scomparsa di una persona che ormai da diversi anni, rappresentava una presenza costante ed il caposaldo di una tradizione (quella degli albi Bonelli) che di padre in figlio si è tramandata, nonostante le mode e le tendenze che di decennio in decennio si sono susseguite e alle quali, a modo proprio, Sergio Bonelli e il suo staff hanno sempre saputo dare riscontro. IL VENDITORE DI SOGNI

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CERTE COSE NON DOVRESTI LEGGERLE

Ma s’ io avessi previsto tutto questo
dati causa e pretesto
le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi
questa gloria da stronzi
avrei scritto canzoni
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato
e accetto il “crucifige” e così sia
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato…

(Francesco Guccini – “L’Avvelenata”)

Certe cose (e non mi riferisco alla canzone di Guccini) non dovresti leggerle. Anzi. Non dovresti nemmeno pensare che qualcuno possa averle scritte. Perché nel momento in cui le ha scritte (e tu le hai lette) realizzi che siete in due ad averle pensate. Come minimo. E ciò detto, me ne vado a dormire.

CARO AMICO TI SCRIVO… (RICORDI DI DALLA)

In un momento come questo in cui tutti, più che esprimere la propria opinione, ripostano quella di altri. In una società che inneggia al retweet come immagine di se stessi. In un mondo che vede nel mash-up la sola via di scampo dalla monotonia. Ecco credo che proprio ora e adesso mettersi li e scrivere due righe per ricordare qualcuno possa proprio valerne la pena. Specie se quel qualcuno si chiama Lucio Dalla e ci ha lasciati, tutti, sorprendentemente increduli per la sua scomparsa, tanto improvvisa quanto rimpianta. CARO AMICO TI SCRIVO… (RICORDI DI DALLA)

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CAPODANNO 2012: LA LAICITÀ DI UNA FESTA PAGANA

Ed è quindi giusto che in un periodo come questo si festeggi in modo più sobrio e decoroso. Che c’è poco da festeggiare. E che è ora di fare pubblica ammenda di tutti gli sperperi finora commessi in nome delle feste religiose e pagane. Dal Natale ad Halloween. Passando per il Capodanno. Che deve parimenti sottostare a questa condotta. CAPODANNO 2012: LA LAICITÀ DI UNA FESTA PAGANA

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DOVE L’AVEVO GIA’ SENTITA QUESTA?!

L’acqua, intanto, comincia ad arrivare ai primi cinque compartimenti. La prora inizia ad abbassarsi e, questo, può causare il tracimare dell’acqua verso altri piani. Il Titanic è dotato di 20 scialuppe che servono per mettere in salvo solo 1.178 persone. A bordo, l’atmosfera, comunque, non cambia: i passeggeri di prima classe non vogliono, fiduciosi, abbandonare la nave che non presentava ancora segni di grave pericolo. Sul lato di babordo, invece, il secondo ufficiale rispetta le regole, prima donne e bambini. Un’ora dopo l’impatto con l’iceberg, il Titanic ha imbarcato 25 milioni di litri d’acqua. Subito il comandante dirama l’ordine “Si salvi chi può!”. L’orchestra suona fino all’ultimo “Neare, My God to Thee”, mentre tutti cercano di salvarsi. Alle 2 la prua è completamente sommersa e stare in piedi diventa difficilissimo. Gli oggetti si rovesciano ovunque. A bordo, rimangono ancora 1.490 persone che corrono disperatamente verso poppa, aggrappandosi alle ringhiere per non cadere in acque gelide. Alle 2.15, il troncone di poppa assume una posizione verticale e centinaia di persone cadono in mare da altezze vertiginose. Alle 2.20 il Titanic è completamente affondato. Il clima della scena è apocalittico, le grida dei naufraghi sono i suoni più tremendi mai uditi da uomo mortale. L’acqua gelata entra nei corpi come una scarica di lame d’acciaio: la morte sopraggiunge atrocemente dopo 20 minuti. Del numero totale di passeggeri, solo 706 si salvano.

(da “15 aprile 1912: il naufragio del Titanic” di Enrica Papetti)

Ah, ecco dove l’avevo sentita! Ma allora, dove sono gli elementi di novità di questa crisi economica?

IL GOVERNO IDRAULICO

Questa storia che dicono tutti di Mario Monti che non c’è da fidarsi perché viene dalle banche, francamente, non la capisco. E se fosse venuto dalle pizzerie (che fanno il 300% di margine sul costo industriale del proprio prodotto)? O dal popolo delle partite IVA (che fanno tanto di quel nero che la metá basta)?

La realtà è che si parla tanto di onestà ed equità ma quello piú pulito c’ha la rogna, e ognuno nel suo piccolo trova il modo di fregare il prossimo. Pure i lavoratori dipendenti, potendo, evaderebbero. La loro (la nostra per meglio dire) è una specie di onestá indotta.

IL LIMBO DELLA PAZZIA CONTROLLATA

Siamo votati, chi più chi meno, a vivere nel limbo della pazzia controllata.

Fa parte del nostro agire sociale. Del nostro comportamento che viene costantemente messo sotto i riflettori e apprezzato. Più spesso deprecato. Specie quando la propria presa di posizione è estrema. Ma proprio perché estrema forse più sentita e vissuta di altre. Perché metabolizzata, analizzata, vissuta e accettata nonostante tutto e tutti. IL LIMBO DELLA PAZZIA CONTROLLATA

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ENOUGH IS ENOUGH

E il colpo di grazia ti viene inferto così, quasi inaspettatamente. E capisci che la situazione in giro sia più seria di quanto in fondo pensassi, quando ad un certo punto qualcuno sopra di te ti dice che durante il suo corso di studi non ha volutamente mirato alla lode. Perché nel posto di lavoro che nel frattempo frequentava i laureati con lode erano messi li a fare le fotocopie. Ti guarda. Ti guardi. E glielo confermi che, molto probabilmente, è proprio come dice lui. ENOUGH IS ENOUGH

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ONE MORE STEP BEYOND

Oggi è stato compiuto l’ennesimo passo verso la rivoluzione. Che prima poi arriveremo ad acclamare anche noi medio borghesi.

Noi, così inclini alla subordinazione da avere il buco del culo anestetizzato ed una dignità talmente logora da non considerare neanche la possibilità dell’indignazione.

LARGO AI VECCHI!

Sapete cosa pensavo stamattina? Che in fondo stiamo guardando la questione dalla prospettiva sbagliata. Che siamo troppo idealisti quando di questi tempi invece sarebbe da preferire un approccio maggiormente pragmatico. Che in sostanza parliamo di cose che ai nostri interlocutori non interessano. Ecco perché non ci ascoltano. Ecco perché ci trattano con la sufficienza di chi non ha niente di interessante da dire. LARGO AI VECCHI!

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MEGLIO CREARE PROBLEMI CHE FARSELI CREARE…

Che fa pendant con quel “tutto a posto niente in ordine” dell’anno scorso. Proprio di questi periodi, tra l’altro. Sara forse il cambio di stagione che spinge ad un’esigenza di rinnovamento da parte di molti? O forse lo sbalzo di temperatura che provoca scompensi circolatori nella testa di qualcuno? Il fatto gente è che per quanto ci si sforzi di dire la propria, il pensiero viene sempre rispedito al mittente con la solita, fottuta, vecchia motivazione: è irrilevante, non è importante, non é opportuno. MEGLIO CREARE PROBLEMI CHE FARSELI CREARE…

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WHAT’S NEXT? WHO KNOWS?

Chill’ tiene ‘u Mac, ascolta ‘u jazz, e se guard’ i firm ‘e Bertolucci. E poi te lo vedi dint’ a n’angulin’ che s’ascolta co’ ‘e cuffiett’ Giggi d’Alessio…

(Leonardo da Ischia)

Quando questo sito non aveva una benché minima parvenza di un blog ma era ancora un’accozzaglia di pagine Web 1.0 scritte a mano in html. Quando ancora cioé non avevamo la benché minima idea di come sarebbe stato quel futuro che oggi chiamiamo presente. Beh, già allora, tra le pieghe di quel sito, in una pagina nascosta avreste trovato un messaggio che ascoltai per la prima volta nel 1998. Un messaggio che allora, nella testa di uno studente che aveva messo il naso fuori di casa pochi mesi prima, era entrato prepotentemente, e che ancora oggi rimane per me fonte di grande ispirazione. WHAT’S NEXT? WHO KNOWS?

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